Finisce la stagione della piscina e
inizia quella del nuoto in acque libere,
una disciplina in un certo senso
parallela al nuoto di vasca che ha
iniziato proprio in questi anni a
prendere
piede anche nel panorama Master.
Diffcile stabilire se a lanciare il
movimento siano state le vittorie
europee e mondiali dei nazionali
italiani o semplicemente la voglia di
continuare a nuotare anche a stagione
conclusa, sfruttando il cambio di
ambiente per mettersi alla prova in una
nuova disciplina.
I numeri sono ancora piuttosto ridotti,
ma bisogna considerare che la capienza
di atleti per ogni gara di nuoto in
acque libere è molto più ridotta di
rispetto a quella di una competizione in
piscina. Per fare un paragone numerico,
se a un trofeo di nuoto di medie
dimensioni il numero di partecipanti si
aggira intorno ai 600, per una gara di
open water lo stesso tipo di
competizione non potrebbe andare oltre
al centinaio di atleti. Non si può, poi
non tener conto del fatto che
nelle gare in mare del circuito FIN al
di fuori di pochi trofei e dei
Campionati Italiani, atleti Master e
agonisti gareggiano quasi sempre
insieme, rendendo così ancora più
improbabile la crescita del numero dei
partecipanti di entrambe le categorie.
L’apporto del settore Master alle gare
di acque libere, seppur ancora inferiore
rispetto a quello dato al mondo della
piscina, è comprovato anche
dall’aumento del numero di competizioni
che si è avuto in questi ultimi anni, in
concomitanza proprio con la crescita del
movimento Master in Italia. Roberto
Bertagna, da tre anni delegato
provinciale FIN per la provincia di La
Spezia, spiega che «fino a pochi anni fa
buona parte delle dodici gare di nuoto
in acque libere organizzate ora nella
provincia spezzina non esistevano e il
solo evento di grande portata era la
tradizionale Coppa Byron. Con l’aumento
degli atleti in gara è riuscito a
crescere anche il numero delle
competizioni, che necessitano di un
numero sempre più alto di partecipanti
per potersi autofinanziare con i
proventi delle iscrizioni. Il calendario
federale comincia ancor prima
dell’inizio dell’estate e si conclude,
come ogni anno, con il trofeo Master
Sprint di Sestri Levante, che quest’anno
sarà il 24 settembre». La gara di Lerici,
intitolata al vigile del fuoco e
nuotatore Angelo Noceti, deceduto sul
lavoro per soccorrere un ragazzo durante
un incendio, si presenta come la tipica
competizione del calendario federale.
Circa 100 gli iscritti, per l’esattezza
103, poco più di 90 i partecipanti.
Presenta un percorso gara, da ripetere
due volte, di forma triangolare, la
soluzione più comune usata nelle gare
nazionali e internazionali in questi
ultimi anni, con uno dei tre angoli
coincidente con il molo di Lerici, punto
di partenza e di arrivo della gara,
l’altro con la diga naturale di fronte
alla cittadina di San Terenzio, e il
terzo in mare aperto. All’interno dei 5
chilometri di percorrenza previsti per
la doppia attraversata di questo
tratto del Golfo dei Poeti, sono
compresi due passaggi davanti alla
spiaggia della Venere Azzurra e un
doppio transito del recentemente
inaugurato miglio blu. Roberto Figoli,
organizzatore della manifestazione per
conto della società sportiva Lerici
1954, spiega le difficoltà a cui bisogna
far fronte per organizzare una gara di
open water. «Per prima cosa è necessaria
la coordinazione degli organizzatori con
la Capitaneria di porto, che mette a
disposizione alcune delle imbarcazione
per il controllo della gara, poi ci
vuole l’approvazione del Comune, del
Comitato Provinciale della FIN e, nel
caso si debba organizzare la gara
all’interno di un parco naturale, come
spesso accade nella provincia di La
Spezia per la presenza del parco marino
delle Cinque Terre, della direzione
degli stessi parchi». A proposito degli
atleti che hanno preso parte alla
manifestazione racconta, invece, che
come in buona parte delle gare in mare,
«si tratta di una gara con bacino
d’utenza composto principalmente da
atleti Master, con soltanto il 10% circa
dei partecipanti provenienti da una
società agonistica. Il livello della
gara non può che essere molto
disomogeneo e capita, allo stesso tempo,
di incontrare l’amatore al suo primo
anno di attività sportiva accanto a ex
nazionali di nuoto e di fondo come la
spezzina Monica Olmi». Nata nel 1970,
Monica partecipò a soli 14 anni alle
Olimpiadi di Los Angeles 1984,
classificandosi sesta nella finale negli
800 stile libero. Dopo alcuni anni
passati prima nella Nazionale di nuoto
giovanile, con cui ottenne la vittoria
nei 200 farfalla ai Campionati Europei
Junior, poi in quella assoluta, la Olmi
decise, trascinata dal fratello maggiore
Roberto, di lasciare la piscina per
dedicarsi al nuoto in acque libere. Il
cambio di disciplina la proiettò in una
sorta di seconda carriera, culminata
nella convocazione nella Nazionale
assoluta di fondo in occasione dei
campionati Europei del 1993 e dei
Mondiali di Roma del 1994.
Parlando sul bordo vasca della piscina
della Venere Azzurra di Lerici, Monica,
oggi atleta Master, racconta di aver
ricominciato da poco più di un anno
l’attività sportiva, che attualmente,
però, si riduce alle sole gare nella
zona di La Spezia. Niente Campionati
Italiani e niente, tanto meno, Mondiali
o Europei Master.
«Dopo una carriera agonistica in cui ho
girato il mondo per il nuoto, non riesco
più a concepire l’idea di spostarmi per
prendere parte a grandi manifestazioni.
Ho già fatto quello che dovevo fare da
agonista e ora per me lo sport non è
altro che un gioco e un modo per
mantenermi in forma e in salute. Da
agonista ho vinto svariati titoli
italiani sia giovanili che assoluti, per
cui in un certo senso si può dire che la
mia parte l’ho già fatta, adesso lascio
spazio a chi, invece, per svariati
motivi punta principalmente sulla
carriera Master». Nonostante quello che
i più potrebbero pensare, il nuoto in
acque libere non è soltanto una
disciplina estiva, ma al contrario
presenta una varietà di manifestazioni
che va molto oltre i trofei più classici
come il Memorial Noceti di Lerici. A
raccontare della tradizione, delle
origini e di quello che oggi sono
diventate le gare amatoriali di nuoto di
fondo, una sorta di circuito per alcuni
versi parallelo a quello ufficiale, è
Franco Lo Cascio, responsabile nazionale
FIN del fondo per il settore Master e,
come quasi sempre accade in questa
categoria, atleta lui stesso. «Al di
fuori dei classici trofei estivi
organizzati dal settore federale del
nuoto di fondo agonistico, esiste un
circuito invernale di gare in mare. A
differenza di quanto si possa pensare
dall’esterno, le gare non si svolgono
nel Sud Italia, dove il mare, anche di
inverno, è più caldo, ma sono
organizzate per la quasi totalità in
Liguria e in Toscana. La temperatura
media dell’acqua si aggira intorno ai 15
gradi nel mese di dicembre, quando hanno
inizio le competizioni con la classica
gara della Vigilia di Natale, e di 11
gradi a fine marzo/inizio aprile, quando
il circuito si chiude con l’ultima gara
il giorno prima di Pasqua. Si tratta,
ovviamente, di percorsi molto più brevi
rispetto alle comuni gare di fondo e
mezzofondo, un chilometro al massimo,
nuotati senza, però, l’ausilio di mute».
L’origine di questa disciplina, di cui
va specificato il carattere
esclusivamente amatoriale, risale
all’incirca alla metà degli Anni ’60, un
periodo buio del nuoto in acque libere,
giunto a seguito della morte di un
ragazzo durante una gara nel lago di
Iseo e alla conseguente sospensione
delle competizioni agonistiche,
giudicate troppo pericolose per gli
atleti che vi prendevano parte. Era il
1967 e in concomitanza con la
proibizione federale di organizzare
trofei in acque aperte era nato una
sorta di circuito parallelo ufficioso,
che faceva capo alla F.I.A.N.
(Federazione Italiana Amatori Nuoto)
affiancato alla Federazione
Internazionale responsabile di
organizzare le maratone in mare come la
classicissima Capri-Napoli e l’ormai
sospesa Lido di Venezia-Piazza San
Marco. Una tradizione ancora più antica
fa risalire, invece, le gare invernali
ad un periodo anteriore agli Anni ’30,
quando le piscine esistevano soltanto
nelle grandi città come Roma e Milano e
tutti coloro che volevano dedicarsi
all’attività natatoria erano costretti a
nuotare in mare, qualunque fosse la
stagione. |