La partenza era prevista da mesi per le
ore 18 di domenica 10 giugno. Dopo il
lavoro. Destinazione Riccione, 330
chilometri da Milano. Ma l’Italia di
Prandelli cambia i nostri piani: la
partita contro la Spagna, esordio
azzurro agli Europei, è proprio alle 18.
Decidiamo di guardare
almeno un tempo e poi andare. Anzi no,
il gol di Di Natale ci tiene incollati
al televisore fino al novantesimo: sono
le 20 quando saliamo in macchina. A
salutare ed accompagnare la nostra
partenza una leggera pioggerellina, che
per strada diventa sempre più incessante
fino a lasciare spazio a un vero
temporale. Sono le 23.30 quando sotto il
diluvio che investe l’A14 spunta il
cartello Riccione. L’emozione si mescola
a un filo di tensione. Anche perché la
prima gara è alle porte e lunedì siamo
già chiamati ai blocchi di partenza.
Arriviamo di buon ora in piscina. Ci
dirigiamo subito all’area accrediti
dove, grazie ad un’organizzazione
impeccabile, in pochi minuti abbiamo già
il nostro pass al collo. Il nostro primo
Mondiale master, quattordicesima
edizione della storia, sta davvero
cominciando e rimaniamo subito colpiti
dal clima che si respira: in uno spazio
di circa 20mila metri quadrati migliaia
di nuotatori da tutto il mondo. Gazebi
con le bandiere di ogni nazionalità. Un
vero villaggio commerciale con diversi
stands, centro medico, bar e area relax.
Per un totale di circa 15mila presenze
giornaliere tra atleti e accompagnatori.
Un insieme di lingue e culture che
affolla in ogni suo angolo lo
spettacolare Stadio del Nuoto di
Riccione, appositamente ristrutturato
per l’evento, con tre piscine dedicate
alle gare e altre due al riscaldamento.
Donne e uomini gareggiano, a giorni
alterni, nelle vasche da 50 metri
interne ed esterne, mentre - con
pallanuoto e tuffi già archiviati - la
musica del nuoto sincronizzato tiene
compagnia dalla piscina dei tuffi. Nel
giorno del nostro esordio mondiale
arriva già la prima sorpresa. Le oltre
9mila iscrizioni fanno sentire il loro
peso - soprattutto a causa dei troppi
partecipanti senza il tempo limite -,
gli orari si allungano e i ritardi si
accumulano principalmente per gli
uomini. Così, mentre le donne finiscono
alle 18, occasione che in molte
accolgono per un bagnetto al mare, i
maschi vanno avanti ad oltranza
sfondando il muro delle 23.
Già da settimane in rete circolava una
tabella creata da un gruppo di olandesi
con la previsione di tutti gli orari di
gara. La tabella però, una volta
iniziata la manifestazione, si rivela fn
troppo ottimista: i ritardi infatti
superano l’ora ogni giornata. Un intoppo
che probabilmente infuisce su risultati
e piazzamenti, ma che di sicuro non
affievolisce l’entusiasmo delle migliaia
di persone che, spinte dalla passione
per il nuoto, gareggiano e tifano per i
propri compagni fno alla fne, creando
un’atmosfera di festa per oltre 12 ore
al giorno. Chi corre da una piscina
all’altra per non perdersi neanche una
gara degli amici. Chi si ferma sotto il
gazebo a riposare. Chi non vede l’ora
di finire la gara per bersi una birra
fresca al bar. Chi prende il sole. Chi
attacca bottone con le squadre vicine.
Chi cerca di scambiare cuffie e
magliette con i nuotatori delle altre
nazioni. Anche perché tutti, o quasi
tutti, arrivano all’evento con qualcosa
di personalizzato: da chi indossa
magliette con i soprannomi, ai più
bizzarri che sfoggiano parrucche
decisamente appariscenti. Un'atmosfera
goliardica e vivace che la sera non pare
trasferirsi in città ad animare la notte
di Riccione. Gli orari delle gare e la
sveglia del mattino dettano i tempi dei
tanti master che la sera spesso
preferiscono una tranquilla cena tra
compagni di squadra a una nottata
albeggiante. Anche se, passeggiando
nella tarda notte della Riviera, capita
anche di incontrare qualche master che
brinda e festeggia, senza badare a
sveglie e orari. La settimana prosegue
all'insegna dell’emozione e della
fatica, dell’entusiasmo e della
tensione, della gioia e di qualche
delusione.
Giovedì saliamo sui blocchi di partenza
tra le 1.600 staffette che hanno riunito
lo spirito master delle squadre di tutto
il mondo. Un vero spettacolo.
Gli spalti sempre pieni, soprattutto se
sul blocco compaiono certi personaggi
che la storia del nuoto l'hanno già
scritta e continuano a farla.
Dall’americano Jim Montgomery,
considerato l'erede di Mark Spitz, che
negli Anni ’70 fu il primo uomo a
scendere sotto i 50’’ nei 100 stile,
all’ucraino Lisogor, ex primatista del
mondo dei 50 rana oppure al russo Selkov,
medaglia olimpica nei 200 dorso a
Barcellona e Atlanta. Un parterre da
urlo che impreziosisce l’evento.
Applausi e tribune affollate anche
quando in acqua si tuffa quasi un secolo
di vita come con la giapponese Meiko
Nagaoka o la neozelandese Kath Johnstone,
M95, sostenute dai sorrisi e dal tifo di
tutti i master. Emozioni e brividi. Come
quelli che solo un mondiale Master sa
regalare. |