Benvenuta Gaia Naldini
di Alessandro Ciccone
 

La fiorentina Naldini dopo una discreta carriera in azzurro nelle acque libere ha deciso di mettersi alla prova tra i Master «nuotare e sentire che vado forte mi soddisfa. e' una droga: se non nuoto, l'acqua mi manca proprio fisicamente»

 

Successivamente ha continuato ad
allenarsi e a gareggiare, sempre da agonista affrontando tutte le più importanti gare del circuito open water italiano con notevoli risultati. Quest’anno ha deciso di provare a mettersi in gioco nel nuoto master. Per quanto riguarda la società per cui gareggerà è lei stessa a dire: «Sono rimasta alla mia squadra storica per la quale sono tesserata da 25 anni e alla quale sono legata affettivamente: la Fiorentina Nuoto. Questa stagione festeggiamo le nozze d'argento...».
Per ora non sa ancora quando esordirà: «Può anche darsi che continui a fare solo gare in mare e in tal caso fino a maggio non gareggerò. Forse un 1500 in vasca lunga nell'anno nuovo, vedremo. Al momento mi sto curando il mal alla spalla e mi sposto come una profuga da una piscina all'altra perché Bellariva, dove mi alleno normalmente, è chiusa per lavori. Quando le cose torneranno a posto deciderò se esordire in vasca o aspettare il mio amato mare». In ogni caso, un augurio affinché questa sua scelta la soddisfi pienamente e le dia nuovi stimoli in allenamento e in gara.
Prima di tutto, come mai questa scelta di entrare a far parte del mondo master?
«Anni fa pensavo che un giorno avrei smesso con le gare ma adesso, pur nuotando soprattutto per il piacere di nuotare, sento che mi mancherebbe l'adrenalina.
Ho rimandato a lungo questo passaggio, restando finora agonista, ma a 37 anni direi che è giunto il momento».
Si tratta di una scelta incentrata solo su questa stagione o pensa di continuare nei master anche nelle prossime?
«Ormai ho un'età, adesso che ho fatto questa scelta non credo di tornare indietro».
In questa stagione quali sono i suoi obiettivi?
«I miei obiettivi master non sono molto diversi da quelli che avevo da agonista: fare una bella stagione in acque libere, soprattutto nel mezzofondo, scegliendo le gare che più mi piacciono e mi divertono».
Oltre alle gare lunghe ha intenzione di cimentarsi in altre distanze ed altri stili?
«Assolutamente no, in vasca potrei fare un 1500 o al massimo un 800, degli altri stili non parliamo nemmeno. Non sono molto eclettica».
Come si è invece avvicinata alle gare open water?
«Da ragazzina ero una mezzofondista media, da tempi per gli Italiani di categoria, senza infamia e senza lode insomma. Amavo già allora il mare, in più in quegli anni a Firenze si allenava una gloria del nuoto di fondo: Sergio Chiarandini. Lui divenne il mio mito e dopo la maturità decisi di provare. Esordii vincendo la 5 km di Baratti nel 1994, edizione alla quale parteciparono anche la nazionale svizzera e alcune atlete della Nazionale italiana. Avevo trovato la mia strada».
Quali sono le differenze tra una gara in acque libere ed una in vasca, soprattutto a livello di sensazioni?
«E' un altro mondo: l'acqua salata dà una sensazione di maggior galleggiamento. Se il mare è grosso, è ovviamente più faticoso ma sempre bellissimo. A questo si aggiungono le boe da girare, il contatto fisico spesso duro soprattutto alla partenza. Io sono di parte, lo so, ma il fascino delle acque libere non è nemmeno paragonabile alla piscina».

Quale è stata la più bella gara che ricorda?
«Ho disputato diverse gare indossando la maglia azzurra e quindi di per sé emozionanti ma la gara che ricordo con maggior piacere è un Campionato Italiano di fondo a Policoro nel 2001. Ero in una forma fisica spettacolare, mi sembrava di volare. Feci tutta la gara nel gruppo di testa degli uomini - con atleti di tutto rispetto: Claudio Gargaro, Fabio Fusi -, le altre donne non le vidi nemmeno. Ho vinto altre gare, ma sensazioni così non le ho mai più avute». Si allena da sola, con gli agonisti o con dei master?
«Un po' di uno e un po' dell'altro: mi piace nuotare in compagnia, quindi, se capita, mi unisco ai master che nuotano nella mia piscina e poi, quando loro escono - io faccio più chilometri della media dei master -, proseguo gli allenamenti con i giovani agonisti che sono stati un bello stimolo per me in questi ultimi anni. Anzi approfitto per ringraziare Niccolò Beni, Gabriele Landini e Claudio Fossi per l'aiuto che mi hanno dato in queste stagioni e naturalmente l'allenatore della Fiorentina Nuoto Club, Fabrizio Verniani».
Non ha mai perso le motivazioni nell’allenarsi in un modo così intensivo?
«Mai. Io nuoto perché amo nuotare. Quando vedo che in allenamento faccio de buoni tempi e ho delle buone sensazioni – in verità più le sensazioni dei tempi -, sono felice. E' per questo che nuoto».
Di solito com’è il suo approccio alle gare? Soffre la tensione?

«Sì, prima delle gare sono piuttosto tesa e di scarsa compagnia: non chiacchiero molto e tendo a cercare la concentrazione in solitaria».
Cosa alimenta, più di ogni altra cosa, la sua passione per il nuoto?
«Come dicevo prima, il puro piacere di nuotare e sentire che vado forte. E' una droga: se non nuoto, l'acqua mi manca proprio fisicamente».

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