Guida ai percorsi del mare

Il commissario tecnico Massimo Giuliani ci aiuta a comprendere le caratteristiche dei percorsi di una gara di Open Water

 
di Francesca Galluzzo

 

Quando l’elemento in cui ci si muove non è l’acqua clorata di una piscina, ma quella salata del  mare le caratteristiche di un percorso di gara diventano fondamentali. Lo si è visto ai recenti Mondiali di Shanghai, dove l’alta temperatura dell’acqua ha non poco influito sui risultati della manifestazione. Trattandosi di un argomento tecnico e non poco complicato, a spiegarlo è stato chiamato Massimo Giuliani, commissario tecnico della Nazionale di nuoto in acque libere. Per prima cosa è necessario spiegare quali possono essere le diverse forme del percorso di una gara di open water. Quella più comune, usata ormai praticamente in tutte le gare, è rappresentata dal classico circuito, caratterizzato da boe che segnano i punti di virata. Le forme più comuni sono quelle a triangolo o a rombo, ma negli ultimi tempi stanno prendendo piede le forme a rettangolo, con i due lati lunghi poco distanziati uno dall’altro in uno spazio che va dai 50 ai 200 metri. Al di fuori del circuito, gli altri percorsi gara vengono definiti “a bastone” e sono caratterizzati da una o due boe a cui girare intorno. Per quanto riguarda le 5 o le 10 chilometri si tende ad usare percorsi di una lunghezza di circa 1600 o 2500 metri, ripetuti per il numero di volte necessario a compiere l’intera distanza. Ai giri del circuito vanno poi aggiunti i tratti di entrata e di uscita dal circuito stesso. Per le 25 km, invece, le distanze da ripetere tendono ad essere più lunghe e si aggirano intorno ai 5000 metri. Esistono dei tipi di circuito per così dire “anomali”, come ad esempio quello, interno al Serpentine Lake, che sarà utilizzato in occasione dei Giochi Olimpici di Londra 2012. In questo caso la forma sarà quella di una V molto allargata ed è stato strutturato così in modo da adattarsi alla forma del bacino artificiale. L’utilizzo di un certo tipo di percorso rispetto ad un altro può influenzare l’andamento della competizione in modo molto maggiore rispetto a quello che si potrebbe immaginare. Per prima cosa un lato molto lungo può portare l’atleta a perdere la rotta e a disegnare un percorso molto più lungo di quello che si era prefissato di compiere al momento della partenza. In secondo luogo un lato particolarmente lungo potrebbe permettere un maggior numero di sorpassi. Al contrario nei lati corti è difficile mettere in atto dei percorsi alternativi e ciò rende molto più complicato il sopravanzare l’avversario. Tra le caratteristiche ambientali che maggiormente possono influire su una gara di nuoto in acque libere senza dubbio si trova la temperatura dell’acqua. Esistono dei limiti, stabiliti dalla Federazione Internazionale, che impongono che le gare non siano disputare con temperatura al di sotto dei 16 gradi e al di sopra dei 31, questo per venire incontro alle esigenze di sicurezza degli atleti. Se, da un lato, il limite minimo di gradi esiste da sempre (anche se nel ‘94 esisteva un limite minimo di 14 gradi) quello massimo è stato introdotto solo di recente a seguito della tragedia che portò alla scomparsa di un atleta americano durante la prova di Coppa del Mondo di Dubai a causa, anche se solo parzialmente, della temperatura in cui si stava gareggiando. Così come per i maratoneti, anche per i nuotatori la situazione climatica può essere un dato più o meno influente. Esistono atleti che, sia a livello fisico che psicologico, subiscono molto le variazioni di temperatura e altri che, invece, si dimostrano più duttili sotto questo punto di vista. Tra gli altri fattori per così dire esterni che possono influenzare una gara è necessario ricordare la salinità dell’acqua. In una competizione che si svolge in mare, o in ogni caso in un bacino idrico con un alto livello di salinità (capita, a volte, di trovare dei laghi che, nonostante siano definiti di acqua dolce contengono una quantità di sali minerali tali da farli assomigliare, per composizione, all’acqua salmastra del mare) tende a favorire i nuotatori più muscolari, il cui peso è compensato dall’alta galleggiabilità conferita dal sale. Al contrario i bacini d’acqua dolce sono maggiormente favorevoli agli atleti dotati di fisico leggero e longilineo. Sempre più spesso, ormai, le competizioni si svolgono all’interno di bacini chiusi o quanto meno riparati, come nel caso di Shanghai in cui il tratto di mare in cui venivano effettuate le gare di open water era separato dal mare aperto tramite un sistema di dighe. Nei rari casi in cui, invece, la gara di open water si svolga realmente in mare aperto non si può sottovalutare l’infusso che onde e correnti possono avere sull’andamento della gara. Per quanto riguarda le correnti non è difficile immaginare che il rischio maggiore sia rappresentato dal possibile cambio di rotta. Non tutti gli atleti hanno la stessa capacità di orientarsi in acqua e, soprattutto, la stessa consapevolezza nel conoscere la propria posizione, per cui alcuni sono costretti ad alzare numerose volte il collo per rendersi conto dell'evolversi della gara. Oltre che un’evidente perdita di tempo, questo comporta anche un eccessivo affaticamento di alcuni muscoli, in modo particolare quelli del collo e quelli brevi della spalla. Per quanto riguarda le onde, invece, il problema principale è quello legato ala respirazione visto che potrebbe tranquillamente capitare che, girando la testa da un lato per respirare, l’atleta si ritrovi di fronte a se non l’aria, ma l’acqua. In questo caso è necessario, per il nuotatore che affronta una gara di alto livello di open water, essere in grado di saltare un ciclo di respirazione senza, per questo, veder parzialmente peggiorata la propria condizione fisica. Infine, sempre stando a quanto spiegato dal ct Giuliani, si è cercato di individuare quelli che possono essere i criteri attraverso cui realizzare un buon circuito per una gara di nuoto in acque libere. Per prima cosa è necessario che, al di sopra di tutto il resto venga messa la sicurezza dell’atleta. Una volta raggiunto questo scopo si deve pensare all’interesse tecnico-tattico, evitando percorsi troppo stretti o troppo complicati, mentre come terzo fattore va tenuto presente l’aspetto della visibilità a favore del pubblico che sta fuori e guarda la gara. Il nuoto in acque libere, se proposto nella maniera più adeguata, cioè con telecamere aeree che seguano i movimenti del gruppo e altre, posizionate sulle barche, che si possano focalizzare sui singoli atleti, ha la possibilità di essere uno sport davvero molto spettacolare. Basta solo sforzarsi un po’ per capire e conoscere una delle discipline che, da molti anni ormai, regala grandissime soddisfazioni a tutto il movimento sportivo italiano.

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