Quando l’elemento in cui ci si muove non
è l’acqua clorata di una piscina, ma
quella salata del mare le
caratteristiche di un percorso di gara
diventano fondamentali. Lo si è visto ai
recenti Mondiali di Shanghai, dove
l’alta temperatura dell’acqua ha non
poco influito sui risultati della
manifestazione. Trattandosi di un
argomento tecnico e non poco complicato,
a spiegarlo è stato chiamato Massimo
Giuliani, commissario tecnico della
Nazionale di nuoto in acque libere. Per
prima cosa è necessario spiegare quali
possono essere le diverse forme del
percorso di una gara di open water.
Quella più comune, usata ormai
praticamente in tutte le gare, è
rappresentata dal classico circuito,
caratterizzato da boe che segnano i
punti di virata. Le forme più comuni
sono quelle a triangolo o a rombo, ma
negli ultimi tempi stanno prendendo
piede le forme a rettangolo, con i due
lati lunghi poco distanziati uno
dall’altro in uno spazio che va dai 50
ai 200 metri. Al di fuori del circuito,
gli altri percorsi gara vengono definiti
“a bastone” e sono caratterizzati da una
o due boe a cui girare intorno. Per
quanto riguarda le 5 o le 10 chilometri
si tende ad usare percorsi di una
lunghezza di circa 1600 o 2500 metri,
ripetuti per il numero di volte
necessario a compiere l’intera distanza.
Ai giri del circuito vanno poi aggiunti
i tratti di entrata e di uscita dal
circuito stesso. Per le 25 km, invece,
le distanze da ripetere tendono ad
essere più lunghe e si aggirano intorno
ai 5000 metri. Esistono dei tipi di
circuito per così dire “anomali”, come
ad esempio quello, interno al Serpentine
Lake, che sarà utilizzato in occasione
dei Giochi Olimpici di Londra 2012. In
questo caso la forma sarà quella di una
V molto allargata ed è stato strutturato
così in modo da adattarsi alla forma del
bacino artificiale. L’utilizzo di un
certo tipo di percorso rispetto ad un
altro può influenzare l’andamento della
competizione in modo molto maggiore
rispetto a quello che si potrebbe
immaginare. Per prima cosa un lato molto
lungo può portare l’atleta a perdere la
rotta e a disegnare un percorso molto
più lungo di quello che si era
prefissato di compiere al momento della
partenza. In secondo luogo un lato
particolarmente lungo potrebbe
permettere un maggior numero di
sorpassi. Al contrario nei lati corti è
difficile mettere in atto dei percorsi
alternativi e ciò rende molto più
complicato il sopravanzare l’avversario.
Tra le caratteristiche ambientali che
maggiormente possono influire su una
gara di nuoto in acque libere senza
dubbio si trova la temperatura
dell’acqua. Esistono dei limiti,
stabiliti dalla Federazione
Internazionale, che impongono che le
gare non siano disputare con temperatura
al di sotto dei 16 gradi e al di sopra
dei 31, questo per venire incontro alle
esigenze di sicurezza degli atleti. Se,
da un lato, il limite minimo di gradi
esiste da sempre (anche se nel ‘94
esisteva un limite minimo di 14 gradi)
quello massimo è stato introdotto solo
di recente a seguito della tragedia che
portò alla scomparsa di un atleta
americano durante la prova di Coppa del
Mondo di Dubai a causa, anche se solo
parzialmente, della temperatura in cui
si stava gareggiando. Così come per i
maratoneti, anche per i nuotatori la
situazione climatica può essere un dato
più o meno influente. Esistono atleti
che, sia a livello fisico che
psicologico, subiscono molto le
variazioni di temperatura e altri che,
invece, si dimostrano più duttili sotto
questo punto di vista. Tra gli altri
fattori per così dire esterni che
possono influenzare una gara è
necessario ricordare la salinità
dell’acqua. In una competizione che si
svolge in mare, o in ogni caso in un
bacino idrico con un alto livello di
salinità (capita, a volte, di trovare
dei laghi che, nonostante siano definiti
di acqua dolce contengono una quantità
di sali minerali tali da farli
assomigliare, per composizione,
all’acqua salmastra del mare) tende a
favorire i nuotatori più muscolari, il
cui peso è compensato dall’alta
galleggiabilità conferita dal sale. Al
contrario i bacini d’acqua dolce sono
maggiormente favorevoli agli atleti
dotati di fisico leggero e longilineo.
Sempre più spesso, ormai, le
competizioni si svolgono all’interno di
bacini chiusi o quanto meno riparati,
come nel caso di Shanghai in cui il
tratto di mare in cui venivano
effettuate le gare di open water era
separato dal mare aperto tramite un
sistema di dighe. Nei rari casi in cui,
invece, la gara di open water si svolga
realmente in mare aperto non si può
sottovalutare l’infusso che onde e
correnti possono avere sull’andamento
della gara. Per quanto riguarda le
correnti non è difficile immaginare che
il rischio maggiore sia rappresentato
dal possibile cambio di rotta. Non tutti
gli atleti hanno la stessa capacità di
orientarsi in acqua e, soprattutto, la
stessa consapevolezza nel conoscere la
propria posizione, per cui alcuni sono
costretti ad alzare numerose volte il
collo per rendersi conto dell'evolversi
della gara. Oltre che un’evidente
perdita di tempo, questo comporta anche
un eccessivo affaticamento di alcuni
muscoli, in modo particolare quelli del
collo e quelli brevi della spalla. Per
quanto riguarda le onde, invece, il
problema principale è quello legato ala
respirazione visto che potrebbe
tranquillamente capitare che, girando la
testa da un lato per respirare, l’atleta
si ritrovi di fronte a se non l’aria, ma
l’acqua. In questo caso è necessario,
per il nuotatore che affronta una gara
di alto livello di open water, essere in
grado di saltare un ciclo di
respirazione senza, per questo, veder
parzialmente peggiorata la propria
condizione fisica. Infine, sempre stando
a quanto spiegato dal ct Giuliani, si è
cercato di individuare quelli che
possono essere i criteri attraverso cui
realizzare un buon circuito per una gara
di nuoto in acque libere. Per prima cosa
è necessario che, al di sopra di tutto
il resto venga messa la sicurezza
dell’atleta. Una volta raggiunto questo
scopo si deve pensare all’interesse
tecnico-tattico, evitando percorsi
troppo stretti o troppo complicati,
mentre come terzo fattore va tenuto
presente l’aspetto della visibilità a
favore del pubblico che sta fuori e
guarda la gara. Il nuoto in acque
libere, se proposto nella maniera più
adeguata, cioè con telecamere aeree che
seguano i movimenti del gruppo e altre,
posizionate sulle barche, che si possano
focalizzare sui singoli atleti, ha la
possibilità di essere uno sport davvero
molto spettacolare. Basta solo sforzarsi
un po’ per capire e conoscere una delle
discipline che, da molti anni ormai,
regala grandissime soddisfazioni a tutto
il movimento sportivo italiano. |