La svolta del 2015
di Francesca Galluzzo
 

Kurt Mikkola, segretario onorario della Commissione Master della fina, anticipa le novità future: «Mondiali biennali e in sincronia con quelli assoluti per permettere ai nostri atleti di essere protagonisti e spettatori»

 

Italia e non solo. Il fenomeno Master che sembra aver investito la penisola negli ultimi anni non è altro che una piccola parte di un trend che sta prendendo piede ormai in tutto il pianeta. Dall’America all’Australia passando per l’Europa, vero fulcro di tutto il movimento, fino all’Estremo Oriente, con il Giappone in prima fila, l’attività Master sembra essere l’ultima frontiera del nuoto, una moda o uno stile di vita, a seconda delle situazioni, destinato in ogni caso a consolidarsi nel tempo. Il Mondiale di Riccione 2012, un’edizione da record nel numero dei partecipanti e, soprattutto, nel numero delle nazioni che hanno preso parte all’evento, ha rappresentato per molti aspetti una cartina di tornasole di questo movimento. Radiografa, però, non totalmente veritiera, visto che, come è facile immaginare, le percentuali dei paesi di provenienza dei partecipanti alle gare erano inevitabilmente influenzate dalla distanza rispetto a Riccione. Per dirla con un esempio pratico, gli italiani agli ultimi Mondiali erano quasi 5000, un terzo circa dei partecipanti totali, ma ciò non significa, di conseguenza, che il numero dei Master italiani sia un terzo della cifra planetaria. A parlare della diffusione del fenomeno Master in giro per il mondo, delle prospettive future di crescita di questa attività e delle strategie attuate per renderla ancora più praticata e popolare è il finlandese Kurt Mikkola, segretario onorario della Commissione Master della Fina, la Federazione Internazionale degli Sport Acquatici, membro della commissione Master della LEN, la Lega Europea, ex nazionale sia di nuoto in vasca che di pallanuoto. Presente al faraonico evento romagnolo, Mikkola ha definito Riccione 2012 «una manifestazione di proporzioni inimmaginabili».
«Per quello che riguarda i Mondiali Master era la mia seconda partecipazione come dirigente Fina, ma devo dire che sono rimasto sorpreso della grande affluenza. L’organizzazione di questo evento in Italia si è dimostrata essere una scelta decisamente azzeccata visto che le strutture erano adatte e che l’alto numero di nuotatori Master in Italia ha fatto in modo che praticamente tutte le gare contassero un numero altissimo di partecipanti. La provenienza degli atleti, per quanto fosse influenzata dalla logistica dell’evento, ha reso bene l’idea di quelle che sono le zone di maggior sviluppo di questo fenomeno. In primis ci sono l’Europa e gli Stati Uniti, seguiti a poca distanza da Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Inoltre c’è da notare l’alto numero di nuotatori brasiliani che negli ultimi anni si sono avvicinati a questa attività, motivati forse dal fatto che nel 2016 il Brasile ospiterà i Giochi Olimpici», analizza Mikkola.
Nonostante i numeri da record dell’evento - vale la pena ricordare ancora una volta i 12.000 partecipanti nelle cinque diverse discipline, il più alto numero di atleti mai riscontrato in un evento Master di qualsiasi sport - l’obiettivo della Commissione Master della Fina è quello di incrementare ulteriormente la crescita del movimento, soprattutto in quelle aree in cui ancora, per la carenza delle strutture o semplicemente per la mancanza di una certa tradizione, il fenomeno stenta a decollare. «Al di fuori del Giappone, la maggior parte dell’Asia stenta ancora ad avvicinarsi al nuoto, in particolare a quello Master, per non parlare dell’Africa, che ovviamente risente della mancanza di strutture adeguate. Dall’altra parte, per dare esempi di diverso tipo, abbiamo la Norvegia e la Danimarca, dove le piscine ci sarebbero, ma dove si fatica a creare grandi realtà agli atleti Master di poter partecipare come spettatori ai Mondiali assoluti».
Mikkola, che nella sua carriera ha rappresentato la Finlandia sia come membro della nazionale di nuoto che successivamente nella pallanuoto, ha poi spiegato il motivo per cui il nuoto di vasca nei Master risulta ancora più preponderante rispetto alle altre discipline acquatiche. «Per noi tutte le cinque discipline riunite sotto l’egida della Fina - nuoto, nuoto in acque libere, pallanuoto, tuffi e nuoto sincronizzato - hanno lo stesso valore, ma ciò non toglie che il nuoto è lo sport più praticato al mondo e non richiede grandi costi. I tuffi e il nuoto sincronizzato sono discipline caratterizzate da una notevole difficoltà tecnica, motivo per cui è doppiamente difficile impararli da adulti, mentre la pallanuoto richiede un numero minimo di quattordici partecipanti e non sempre è facile trovarli.
L’open water è in un certo senso un discorso a parte perché si trattava di una disciplina di nicchia fino a pochi anni fa, ma che adesso sta diventando sempre più praticato».
Il nuoto preponderante, dunque, rispetto a tutti gli altri perché più semplice da iniziare in età adulta, ma quanti sono gli atleti Master che iniziano la carriera sportiva in piscina senza un passato da agonisti? Secondo Mikkola la grande maggioranza. «Gli ex agonisti che gareggiano nel circuito Master, specie se sono stati campioni a livello internazionale, fanno, per così dire, un gran rumore perché sono conosciuti da tutti, ma questi atleti non rappresentano che la punta dell’iceberg di un movimento formato principalmente da coloro che praticano lo sport a livello amatoriale».

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