Ai miei lettori più precisi e curiosi
consiglio la lettura della rivista di
cultura sportiva "SdS".
Questa pubblicazione tecnico-scientifica
è nata come rivista istituzionale del
CONI: nel 1982 la Scuola dello Sport ne
ha iniziato la pubblicazione con
l'intento di creare uno strumento di
informazione ed aggiornamento sui più
recenti sviluppi della teoria e
metodologia dell'allenamento e delle
scienze correlate (biologia, medicina,
nutrizione, biomeccanica, psicologia,
pedagogia, sociologia dello sport,
ecc.).
Dal numero del primo trimestre 2012 ho
selezionato per voi un estratto da un
articolo molto interessante che ci offre
un'ampia rassegna di vari elementi che
permettono di approfondire quelle
conoscenze essenziali per lo sviluppo di
programmi di attività, sia preventiva
sia di sviluppo, che rappresentano il
presupposto per una esposizione delle
caratteristiche fondamentali che debbono
caratterizzare i programmi di
allenamento della forza con persone
anziane.
L'autore è il dott. Renato Manno
dell'Istituto di Medicina e di Scienza
dello sport, Coni Servizi, Roma.
ANDAMENTO DELLA FORZA. LA FORZA
MUSCOLARE NEGLI ALLENATI: EFFETTI DELL'ETA'
NELLA POPOLAZIONE.
Negli ultimi decenni si è assistito a
una rivalutazione della necessità di
sviluppo delle capacità di forza nella
motricità delle persone anziane. Tale
necessità deriva dal fatto che si è
identificata nella forza una
funzionalità centrale che limita
l'espressione delle altre qualità
fisiche e con esse la capacità stessa di
movimento, elemento essenziale della
conservazione dell'autonomia della
persona anziana, un problema sempre più
attuale a fronte dell'attuale processo
di invecchiamento della popolazione: non
a caso il 2012 è l'anno europeo
dell'invecchiamento attivo. La forza
concorre in modo molto importante al
livello di espressione delle altre
qualità fisiche e, in caso di una sua
forte carenza, ne è un limite
essenziale. L'allenamento di resistenza,
dell'equilibrio e della flessibilità
sono attività che presentano benefici
molto importanti per la salute e per
l'efficienza in soggetti di qualunque
età, ma in soggetti anziani non
condizionano significativamente il
trofismo a la massa muscolare. Questi
ultimi aspetti, invece, con l'avanzare
dell'età, a causa del fenomeno della
sarcopenia, sono fortemente minacciati
fino a scendere, in casi particolari,
sotto livelli minimi tali da
compromettere una efficace interazione
con l'ambiente. Pertanto tali capacità
(resistenza, equilibrio e flessibilità)
pur importanti, non possono sostituire
in alcun modo l'allenamento specifico
della forza. Come le altre capacità
fisiche, forza e potenza muscolare
diminuiscono con l'aumentare dell'età in
modo abbastanza regolare, con una
accelerazione intorno ai 65 anni sia
negli uomini sia nelle donne. Tale
fenomeno è molto chiaro nei soggetti
sedentari, ma è evidente anche in
soggetti di pari età, allenati, come i
master che partecipano alle
competizioni. Il declino quantitativo
però è molto diverso, tanto che i master
di 75 anni presentano valori molto
simili a quelli di un soggetto di 40
anni non allenato, sia negli arti
superiori che inferiori. Pertanto tale
parallelo è un utile strumento per
capire le potenzialità dei soggetti
nelle diverse età e nell'ipotizzare
quali possano essere gli effetti di un
allenamento finalizzato e sistematico.
CARATTERISTICHE DELLE VARIE ESPRESSIONI
DI FORZA NELLA POPOLAZIONE DEI MASTER.
Per meglio comprendere gli effetti
dell'età in popolazioni allenate, i
master sono una popolazione ideale, sono
infatti atleti che continuano a
competere fino alle età possibili,
generalmente fino e oltre i novanta
anni. Gli atleti master sembrano
mostrare una parallela perdita di forza;
studi molto utili sono stati realizzati
in sprinter master di età compresa fra i
40 e gli 80 anni ed oltre. Anche nei
soggetti allenati è indubbio che avviene
una perdita di forza di proporzioni
simili ai non allenati, ma con livelli
assoluti di prestazione più elevati:
nell'osservare gli andamenti nei due
gruppi si possono notare alcune
eccezioni, che possono descrivere una
diversa allenabilità di alcune
componenti di forza e di velocità. Negli
atleti master la caduta della velocità
nello sprint per decennio è contenuta al
5%. L'analisi della diminuzione della
prestazione sportiva mette in rilievo
molte delle caratteristiche dell'età
considerata, anche se l'impatto della
sedentarietà, tipica delle abitudini di
vita della persona anziana le accentua.
E' stato già evidenziato in molti lavori
che le capacità che decadono più
sensibilmente dopo i 65 anni sono
collegate alle prestazioni di elevata
potenza e velocità. Come si può vedere
nei grafici la diminuzione della
velocità è esponenziale e non lineare,
indicando una accelerazione con
l'avanzare dell'età, particolarmente
dopo i 65 anni, con una certa
accentuazione nelle donne.
LA FORZA NELL'ATTIVITA' FISICA
DELL'ANZIANO NON PRATICANTE SPORT.
Negli anni '70 anche gli specialisti più
ottimisti di attività fisica per la
salute consideravano i 70 anni come il
limite in cui si presentava un
esaurimento dell'efficacia degli
adattamenti e i progressi erano da
attribuire a un miglior coordinamento
delle funzioni. Da allora sono state
acquisite molte evidenze scientifiche e,
attualmente, l'approccio pratico-teorico
è diverso. Tuttora però la perdita di
efficienza fisica che avviene
frequentemente dopo i 40 anni è
erroneamente collegata alle sole cause
biologiche endogene, mentre oramai
appare evidente che gli stili di vita,
sia nei piccoli centri sia nelle grandi
città, hanno un ruolo determinante nelle
modificazioni morfologiche e funzionali.
Si calcola che nelle fasce d'età più
avanzata in una percentuale molto
elevata vi sia uno stile di vita nel
quale prevale la sedentarietà, che
associata a cattive abitudini
alimentari, tabagismo e fattori
ambientali risulta in una drammatica
perdita di efficienza fisica. Che non si
manifesta nella stessa misura in quelle
persone che hanno mantenuto uno stile di
vita attivo, nel quale un ruolo
importante assume l'allenamento della
forza.
LE VARIAZIONI DELLE CARATTERISTICHE
MUSCOLARI E DI FORZA NELLE ETA' ADULTA E
MATURA.
Già dall'analisi delle prove di sprint e
di forza nei master è evidente che la
perdita delle capacità di forza si
accompagna alla diminuzione della massa
muscolare, che viene definita sarcopenia.
Tale fenomeno, o sindrome, riguarda
tutte le masse muscolari anche se
l'intervento allenante può modificare la
morfologia e la funzionalità delle masse
muscolari interessate ad esso. Per
effetto della sarcopenia la forza si
modifica nel corso della vita tanto che
dai 30 agli 80 anni si perde per circa
il 30-40%. Anche se tale diminuzione
inizia già in una prima fase adulta,
fino a circa 45 anni non presenta
evidenze percepibili, se non in studi
accurati. Il suo livello negli individui
normali resta ampiamente sufficiente per
qualunque necessità sociale.
Successivamente però la perdita di
tessuto muscolare e di forza è più
accentuata e può raggiungere circa il
25% fino ai 65 anni. La sarcopenia è
relativamente indipendente dalla
localizzazione dei muscoli. Si può
notare solo che negli arti superiori vi
è una diminuzione di massa muscolare
lievemente minore. La perdita di massa
muscolare è associata a un aumento del
grasso. Ciò provoca la diminuzione del
metabolismo basale che favorisce
l'accumulo ulteriore di grasso,
alterando così in modo negativo le
capacità di lavoro e di potenza del
soggetto nel rapporto con il peso.
Infatti, nello studio dei muscoli
mediante TAC, oltre a una diminuzione
della sezione trasversa, si evidenzia un
incremento della massa non muscolare -
grasso e tessuto connettivo - che varia
dal 27% delle braccia all'81% dei
flessori plantari. Mantenere il peso
corporeo costante non indica in modo
preciso una massa muscolare stabile.
L'attività fisica con sovraccarichi può
far aumentare la massa magra e diminuire
la massa grassa, a diametro invariato.
LE MODIFICAZIONI DEI DIVERSI TIPI DI
FORZA NEL CORSO DELLA VITA.
Molti Autori descrivono una perdita di
massa muscolare indipendentemente dalla
sua localizzazione e funzione; secondo
Young e Skelton (1985), la perdita di
massa muscolare è graduale per tutte le
fibre, mentre secondo Grimby e Saltin
(1986) le dimensioni delle fibre sono
tendenzialmente costanti per cui data la
diminuzione della superficie
trasversale, la perdita di fibre appare
più pronunciata, in particolare per le
fibre veloci che diminuiscono fino al
60% negli ottantenni rispetto a soggetti
giovani.
EFFETTI DELL'ETA' SULL'EFFICIENZA
NEUROMUSCOLARE.
Con l'età aumentano i problemi di
reclutamento delle unità motorie. Anche
se ciò può essere in parte spiegato
dalla inattività, alcune prove svolte
con attivazione volontaria ed
elettrostimolazione non evidenziano
differenze della forza per unità di
superficie trasversa, confermando
indirettamente, anche in questo caso,
che le modificazioni di forza sono
legate alla perdita o atrofia delle
fibre bianche. Moritani e De Vries
(1980) hanno dimostrato che i progressi
di forza, almeno in fase iniziale, sono
da attribuire agli adattamenti
neuromuscolari. Si è visto infatti che
in otto settimane di allenamento si
sviluppa una ipertrofia ridotta, ma si
evidenziano importanti modificazioni
elettromiografiche. In sintesi, oltre a
quelli legati all'efficienza
neuromuscolare, la perdita di forza è
causata da diversi fattori. Flecks e
Kraemer (1997) elencano la seguenti
cause:
- cambiamenti muscolo-scheletrici dovuti
all'età;
- accumulo di malattie croniche;
- farmaci necessari al trattamento delle
malattie;
- modificazioni del sistema nervoso;
- riduzione della secrezione ormonale;
- sottonutrizione (tendenza alla);
- atrofia da disuso (marcata
sedentarietà).
Per bilanciare la sarcopenia e la
perdita di capacità di forza, la via più
efficace è la ipertrofia indotta, in
particolare, dagli esercizi con
sovraccarichi e in generale dagli
esercizi per lo sviluppo della forza.
Gli effetti positivi dell'attività di
condizionamento sono provati su diversi
aspetti della capacità di prestazione.
In particolare Trappe et al. (2000)
hanno provato che in uomini di 74 anni,
con nove settimane di allenamento, si
produceva un incremento del diametro
della singola fibra del 20%, con
progressi anche nella velocità di
contrazione e nella potenza, sia nelle
fibre bianche sia in quelle rosse.
LA POTENZA MUSCOLARE NELL'ETA' AVANZATA.
La capacità di reclutare rapidamente
forza è associata alla potenza e oltre
ad essere una componente della
prestazione di forza, rappresenta un
meccanismo protettivo della salute delle
articolazioni. Infatti, quando si
producono brusche accelerazioni una
capacità di contrazione muscolare
repentina e simultanea della muscolatura
costituisce un importante elemento di
prevenzione per evitare infortuni e
cadute, che nelle età più avanzate
rappresentano una causa frequente di
traumi, molti dei quali di difficile
recupero. Il tasso annuo della perdita
di potenza e di reclutamento rapido
della forza, dai 65 agli 84 anni è del
3,5% (Young, Skelton 1994); la potenza
anaerobica, espressa in watt per
chilogrammo di peso corporeo, decade al
ritmo di circa 1% all'anno e a 70 anni è
circa il 50% di quella di un giovane di
20 anni. Bosco e Komi (1980) in uno
studio sull'elasticità muscolare,
studiando 226 soggetti dell'età compresa
tra i 18 e i 73 anni, con
cadute-rimbalzo da altezze diverse,
notarono una diminuzione dell'altezza di
salto (rimbalzo) collegata direttamente
all'aumento dell'età, ipotizzando che vi
era non solo una diminuzione delle
caratteristiche concentriche della
forza, ma anche di quelle eccentriche e
del relativo riflesso da stiramento di
potenziamento della risposta muscolare.
L'altezza del rimbalzo è un indicatore
oltre che di elasticità anche di
potenza, infatti diminuisce di quasi il
50% dai 28 ai 55 anni.
EFFETTI DOVUTI ALL'ETA' DELLA REAZIONE
ORMONALE NELL'ALLENAMENTO DELLA FORZA.
La risposta ormonale è considerato un
indicatore indiretto dell'intensità
dello stimolo e quindi delle risposta
adattativa e si modifica con l'età.
Così, immediatamente dopo un esercizio
con sovraccarichi, si evidenzia un
incremento degli ormoni anabolizzanti
(testosterone, GH, ecc.). Con
l'invecchiamento tale reazione si
modifica: in un soggetto trentenne è
intensa, in un cinquantenne è presente,
ma è quasi assente in un soggetto
settantenne. Con l'età diminuisce anche
la concentrazione basale di ormoni,
tanto che nei cinquantenni la risposta
ormonale è simile a quella di soggetti
trentenni, ma partendo da un livello
basale più basso. La risposta ormonale a
breve termine appare molto più intensa
nei giovani rispetto agli anziani. In
questi ultimi, comunque, si manifesta un
adattamento a più lungo termine con una
riduzione del cortisolo. Nelle donne,
rispetto agli uomini, la reazione
ormonale a breve termine, riguardante
testosterone e GH, appare nettamente
inferiore, evidenziando una risposta più
modesta. Nelle donne anziane (64 anni)
inoltre non si nota alcuna modificazione
del livello basale di testosterone, di
cortisolo, di GH, di Igf1. Nelle donne
il livello di crescita del trofismo
appare collegato al livello basale di
testosterone, mentre l'ormone della
crescita (GH) rimane elevato
immediatamente dopo il post carico.
Anche se sono riportate lievi
modificazioni basali nel livello di
testosterone dovute all'allenamento, non
si può sostenere che il lavoro di forza
possa riportare il livello di
testosterone ai livelli dell'età dei
giovani adulti.
EFFETTI DELL'ALLENAMENTO DELLA FORZA
SUGLI APPARATI E SISTEMI (OSSA, TENDINI,
APPARATO VASCOLARE).
Soggetti non allenati che si
sottopongono ad allenamenti intensi sono
soggetti a caratteristici dolori
muscolari (DOMS, Delayed Onset Muscular
Soreness). In soggetti che non sono
specificamente preparati i dolori
muscolari sono l'effetto di un esercizio
intenso in quanto si è prodotto un
trauma, sia pure di entità parziale, che
scatena un processo infiammatorio. Tali
dolori sono un forte indicatore del
carico svolto ed evocano comunque la
necessità di recupero; con l'avanzare
dell'età tale recupero è più lungo con
un conseguente adattamento più lento.
Studi specifici sui danni muscolari in
uomini e in donne non allenate hanno
mostrato che l'età non migliora nè
peggiora le cose. Da sottolineare
l'effetto positivo esercitato
dall'allenamento della forza sulla
densità ossea, che sia previene, sia
ritarda gli effetti dell'osteoporosi,
cioè della perdita di massa ossea. Se in
ricerche condotte per un periodo di solo
alcune settimane (ventiquattro) gli
effetti risultavano modesti, uno studio
di Nelson et al. (1994), invece, ha
mostrato che si ottenevano risultati
rilevanti in un anno di applicazione. Si
deduce pertanto che è necessario un
periodo di tempo lungo (almeno un anno)
per ottenere buoni risultati sulla
densità ossea. La stessa durata,
infatti, fu necessaria per ottenere
buoni risultati sull'osteoporosi anche
nell'uso di vibrazioni con apposite
pedane (2004). Anche i tendini subiscono
adattamenti che soprattutto ne
modificano la stiffness (rigidità), che
nel tendine patellare aumenta del 69%:
ciò produce una più efficiente
trasmissione delle forze con guadagno di
velocità, resistenza e aumento di
rendimento. Inoltre, ciò porta a una
riduzione dei danni al sistema tendineo
come dimostrato anche nell'animale.
Studi recenti di Couppè et al. (2008)
hanno dimostrato che l'esercizio
regolare produce un ipertrofia
fisiologica nei tendini allenati, oltre
a una sostanziale tenuta dei tendini con
l'aumentare dell'età, in modo anche
parzialmente indipendente dall'attività
fisica di potenziamento. Inoltre Reeves
et al. (2003) hanno verificato una
risposta adattativa tendinea positiva
anche in soggetti di età avanzata. In
generale, l'attività fisica di bassa
intensità riduce la tendenza
all'indurimento vascolare tipica
dell'età migliorando la compliance, cioè
la estensibilità vascolare.
IL RUOLO DELLA NUTRIZIONE NEL
MANTENIMENTO DEI LIVELLI MUSCOLARI E DI
FORZA.
Con l'avanzare dell'età molte persone
tendono a ridurre l'attività fisica, in
particolare riducono l'allenamento della
forza, che è spesso considerato meno
importante dell'allenamento dell'endurance.
Una nutrizione sovrabbondante con
conseguente accumulo di massa grassa,
gli effetti dell'età, la relativa
sarcopenia e l'inattività fisica portano
a una diminuzione importante della massa
grassa con modifica in negativo del
metabolismo basale. E' noto infatti che
maggiore è la massa muscolare, maggiore
è il metabolismo basale. Così, una
pratica di 24 mesi di lavoro con
sovraccarichi può portare ad un
incremento del 9% del metabolismo
basale, aspetto molto importante ed
efficace nelle donne. Uno dei fattori
che limita il recupero della massa
muscolare spesso può essere
rappresentato dall'insufficiente
assunzione di elementi nutrienti, in
particolare di proteine. Alcuni studiosi
hanno evidenziato che un gruppo di
soggetti, supplementato adeguatamente,
presentava un incremento muscolare molto
più marcato. Sembra probabile che
l'assunzione di proteine immediatamente
dopo una seduta di lavoro presenti
un'efficacia specifica a causa della
concomitante attivazione ormonale, che
agirebbe sulla sintesi proteica nella
fase di recupero immediatamente
successiva all'esercizio.
I PROGRAMMI DI ALLENAMENTO PER PERSONE
ADULTE E ANZIANI.
I metodi impiegati per l'allenamento
della forza negli adulti e negli anziani
non differiscono molto da quelli
utilizzati con i giovani, le differenze
sono scarse ma estremamente importanti.
In particolare la combinazione tra stile
di vita ed invecchiamento che aumenta la
variabilità delle condizioni di partenza
delle persone, rende necessaria una
individualizzazione più approfondita.
Oltre che tenere conto dell'età è
necessario partire dalle abilità
tecniche e motorie già possedute e,
naturalmente, della storia clinica e di
allenamento di ogni singola persona.
Ovviamente l'allenamento della forza
deve essere integrata dall'allenamento
di altre componenti, come quello
dell'equilibrio, della resistenza, della
flessibilità. Per molte ragioni il punto
critico è il livello di partenza. La
fase iniziale è quella di maggior
rischio sia sul pino medico biologico
sia psicologico. Quest'ultimo aspetto
sarà determinante in seguito per la
continuità e la costanza
nell'allenamento della persona, che in
realtà sono i veri presupposti affinchè
l'allenamento di qualunque genere
produca gli effetti benefici propri
della sua natura. Se la fase di inizio
sarà svolta in modo adeguato con
pazienza e prudenza, anche i livelli più
intensi saranno accessibili. Intensità
uguali o superiori all'80% non solo non
causano particolari problemi, ma sono
positive, anzi indispensabili per
provocare adattamenti che intervengono
su molti dei fattori che influenzano sia
l'efficienza fisica, sia le
caratteristiche preventive e
terapeutiche dell'allenamento. I
soggetti anziani, di età > 65 anni,
evidenziano una minore forza, ma una
maggiore resistenza muscolare alla
fatica, probabilmente dovuta alla
maggiore presenza relativa di fibre
rosse causata dalla perdita di fibre
bianche. La contrazione prodotta da
lavori ripetuti o intermittenti facilita
la acquisizione di ossigeno, per cui la
resistenza muscolare nell'anziano è
accentuata da lavori intensi di
contrazioni ripetute. Rawson (2010)
consiglia quindi di implementare il
lavoro di forza con il lavoro di
resistenza alla forza, soprattutto con
l'allenamento della potenza e
dell'equilibrio, particolarmente ai fini
della prevenzione delle cadute che è uno
dei rischi maggiori nelle popolazioni
anziane, particolarmente nelle donne. La
resistenza alla forza, quindi, si
associa anche ad una diminuzione del
rischio di caduta. I soggetti che
iniziano a svolgere attività con
sovraccarichi secondo l'American College
of Sports Medicine (ACSM) possono essere
classificati in tre categorie di
rischio:
- soggetti apparentemente sani, che non
presentano fattori di rischio coronarico;
- soggetti a rischio con due fattori di
rischio coronarico o metabolico;
- soggetti con affezioni diagnosticate
di tipo cardiovascolare, polmonare,
metabolico.
La scelta e gli elementi principali per
la preparazione di un programma di
allenamento della forza consistono nella
identificazione di un certo numero di
esercizi non superiore a sei, preceduti
da un graduale riscaldamento e seguiti
da un defaticamento. Il tutto è fondato
sul rispetto delle seguenti tappe:
- SCELTA DELL'ESERCIZIO. Bisogna
identificare quale sia l'esercizio
accessibile al soggetto. Molto spesso
con alcuni soggetti non sarà possibile
usare sovraccarichi, se non fortemente
adattati, in altri sarà progressivamente
possibile usare pesi liberi (bilancieri
e manubri), per allenare anche
l'equilibrio. Col tempo bisogna attivare
più massa muscolare possibile per
singolo esercizio.
- ORDINE DEGLI ESERCIZI. Gli esercizi
che impegnano più muscoli devono
precedere gli altri, così come vanno
eseguiti prima esercizi complessi o da
imparare adeguatamente. A tale aspetto
va dedicato molto tempo perchè insieme
alla supervisione di esperti
l'apprendimento efficace degli esercizi
è un elemento di prevenzione e
sicurezza.
- CARICO DA SUPERARE. Si tratta di un
elemento delicato che può essere
determinato mediante test o, più spesso,
con l'avvicinamento graduale a quel
carico di più efficace impegno, che in
genere corrisponde ad una fatica marcata
alla fine delle serie di ripetizioni
previste per quell'esercizio.
- VELOCITA' DI ESECUZIONE. L'esecuzione
del sollevamento determina l'impegno e
la potenza dell'esercizio; l'incremento
della velocità deve essere graduale ;
all'inizio va privilegiata l'esecuzione
più lenta, poi va alternata con
esecuzioni più vigorose.
- L'INTENSITA'. L'intensità descrive
l'impegno soggettivo della persona
rispetto alle possibilità massime.
Nell'allenamento della forza negli
anziani è consigliabile aumentare
gradualmente l'intensità dei carichi. De
Vos et al. (2005) confermano tale
indicazione e aggiungono che, per avere
un simultaneo incremento di forza,
potenza e resistenza, è necessario
lavorare con intensità elevate.
- NUMERO DELLE SERIE. Ogni esercizio può
essere ripetuto per un certo numero di
serie, anche 3 o 4, il cui numero va
deciso tenendo conto dell'attività
fisica complessiva svolta dal soggetto e
dell'obiettivo. Soggetti molto sedentari
avanti con gli anni possono all'inizio
limitarsi a una sola serie e aggiungere
una serie solo quando si è acquisita una
resistenza alla fatica adeguata. Si
possono eseguire fino a tre serie.
- NUMERO DELLE RIPETIZIONI PER SERIE. In
una serie l'esercizio può essere
ripetuto poche o numerose volte secondo
gli obiettivi. Il numero delle
ripetizioni va scelto insieme all'entità
del carico, cioè all'intensità che quel
carico comporta per il singolo soggetto.
Si può esprimere in % del 1RM, cioè del
massimo carico che la persona è in grado
di sollevare una sola volta. La massima
intensità può essere stimata con altre
modalità partendo da prove sub
massimali.
- INTERVALLO FRA LA SERIE E GLI
ESERCIZI. Un singolo gruppo di
ripetizioni - cioè una serie - per poter
essere ripetuto più volte deve essere
intervallato da uno spazio di tempo
sufficiente a recuperare parte delle
energie. L'intervallo può essere da 1 a
3 minuti, se non di più, secondo le
esigenze. Una diminuzione del tempo di
recupero può essere previsto per
aumentare la fatica, con carichi bassi e
molte ripetizioni, ed è indicato per
migliorare l'endurance muscolare, con
ricadute positive sull'endurance
generale. Ogni esercizio (con le sue
serie) va distanziato dall'altro
esercizio da 4-5 minuti di defaticamento
e stretching.
- FREQUENZA SETTIMANALE. La frequenza
settimanale non dovrebbe mai superare le
tre volte, meglio due, soprattutto se si
praticano altre attività fisiche, ad
esempio per l'endurance. |
Tabella 1 - Esempio di programma
progressivo di allenamento della forza.
Nella tabella 1 sono descritte le
principali quantità di lavoro secondo i
punti prima descritti. E' necessario
partire da una valutazione funzionale
che dia un'idea almeno iniziale del
livello generale di funzionalità, per
poi mettere a punto un piano di
valutazione strutturato che accompagni
il soggetto nella sua prassi di
allenamento, prassi che comunque dovrà
entrare a fare parte del suo stile di
vita. L'ipotesi che l'adattamento
muscolare al lavoro sia ancora possibile
e significativo non può nascondere il
fatto che, in modo crescente con l'età,
avvenga con maggiore lentezza e con
ulteriori rallentamenti in fasi
parallele alle cadute maggiori della
forza precedentemente descritte. Per le
ragioni che abbiamo descritto,
probabilmente per la minore reattività
ormonale, prima di iniziare il programma
è importante, soprattutto negli
individui che ne hanno bisogno, una
graduale introduzione che li porti,
molto prudentemente, alle forme di
allenamento tradizionali. Tale periodo,
opportuno anche per i più giovani, sarà
di maggiore lunghezza nelle età più
avanzate e può includere, nelle fasi
iniziali, carichi bassissimi o a carico
naturale, anche se progressivamente
crescenti. Con soggetti di età avanzata,
se esistono fattori di rischio quali il
fumo, lieve ipertensione, è obbligatoria
la visita medica e la conseguente
supervisione. Ciò è determinante se i
fattori di rischio si accompagnano a
patologie note di natura cardiaca e/o
metabolica. Ovviamente per avere una
visione più generale degli effetti del
lavoro, soprattutto con i più anziani,
sarebbero ottimali un'assistenza e un
monitoraggio clinico-nutrizionale e di
comportamento motorio. In questo caso,
vanno tenute in grande evidenza
l'osservazione di come la persona
cammina, sale le scale, si alza da
seduto, le misure del trofismo
muscolare, dell'introito alimentare così
come la raccolta delle impressioni
soggettive della persona. Come è
evidente, una simile attività raramente
può essere collegata a competizioni che
devono essere precedute da una lunga
preparazione e in ogni caso devono far
parte di un normale costume di vita.
Naturalmente particolare importanza,
dopo una fase di avvio, rivestono i test
sugli attrezzi e con i pesi da applicare
con opportune modalità valutative. E'
importante che vi sia una progressione
molto graduale degli esercizi che
attivano (almeno uno) le masse muscolari
principali e il cui movimento presenti
una escursione regolare, prevedibile,
lineare come è possibile sulle macchine.
A volte non è sufficiente l'utilizzo
dell'intera escursione muscolare alla
quale, forse, è necessario aggiungere
esercizi specifici per la flessibilità.
L'ordine degli esercizi non differisce
dalle indicazioni generali per gli
adulti, dando priorità agli esercizi che
impegnano le masse muscolari più grandi
- prima le masse muscolare inferiori poi
le superiori (con aspetti di preferenza
individuale). I recuperi fra le serie
devono consentire di svolgere il lavoro
proposto senza alcuno stress, per cui si
privilegia il trofismo muscolare al
disagio metabolico, soprattutto in
soggetti con diabete, per cui i recuperi
sono più lunghi che per i giovani
adulti. Il numero delle serie varia più
che nei giovani adulti, dove si tende a
stabilizzarsi subito su almeno tre
serie, ciò per modulare ulteriormente la
gradualità e la progressività
dell'impegno. E' ormai chiaro che le
intensità tollerabili possono superare
l'80%, anche se in alcuni casi (come
nelle donne) con il 50-60% di 1RM si
sono ottenuti risultati migliori
rispetto a intensità superiori (70-80%).
Il numero delle ripetizioni è
tendenzialmente simile a quello
classico, ma tiene pure conto che
bisogna evitare uno sforzo molto elevato
e soprattutto la cosiddetta manovra di
Valsalva, cioè una apnea prolungata
sotto sforzo - che può essere
considerata di una certa pericolosità -
come avviene prevalentemente nelle
ultime ripetizioni delle singole serie
nelle quali vi sono una pressione
arteriosa e frequenza cardiaca più
elevate. Le donne anziane hanno
evidenziato una maggiore sensibilità
alla fatica e danni muscolari superiori
nel lavoro con sovraccarichi elevati
protratto per un certo tempo rispetto a
donne giovani.
GLI EFFETTI DELLA FORZA SULLE ALTRE
CAPACITA' MOTORIE E ALTRI ASPETTI DELLA
MOTRICITA'.
Con l'avanzare dell'età, la perdita di
efficienza riguarda tutte le capacità
motorie. Esse sono infatti molto più
collegate che in un atleta specializzato
in uno sport. Per questa ragione una
carenza in una capacità motoria (forza,
resistenza o flessibilità) si ripercuote
immediatamente sull'efficienza generale.
La perdita va dalla forza alla
resistenza, alla mobilità, alla
coordinazione dei sistemi di controllo
motorio. La perdita di forza sembra
indebolire il feedback motorio in quanto
esiste un'insufficiente risposta ai
disturbi della stabilità posturale.
Contemporaneamente, tali carenze
facilitano le cadute. In uno studio su
infortunati di età avanzata è stata
dimostrata una perdita notevole di forza
dinamica. Fiatarone et al. (1990) hanno
dimostrato che un allenamento con i
sovraccarichi produce miglioramenti
nella capacità funzionale di movimento e
nell'autonomia in soggetti fino a 96
anni, modificando la capacità di forza
che appare legata alla velocità di
deambulazione. Per cui negli ultimi
dieci anni si è chiaramente affermata
l'idea che è possibile sviluppare un
allenamento di forza in un modo sicuro
con soggetti adulti e anziani non solo
sani, ma anche con patologie
compatibili, ottenendo notevoli
risultati sulle capacità di autonomia
della persona, nella prevenzione delle
cadute e nelle attività di base della
vita sociale quali camminare, salire le
scale, eseguire movimenti necessari con
intensità di contrazione rilevante. Per
realizzare un intervento efficace e
privo di rischi, o che li riduca al
massimo, sono necessari, oltre al
controllo medico, una supervisione
professionale di livello elevato,
l'elaborazione di programmi complessi e
una notevole capacità di motivare le
persone, sicuramente con caratteristiche
speciali, ma probabilmente sensibili a
una nuova crescita di efficienza dopo
anni di sua riduzione. Inoltre è
necessario osservare rigorosamente norme
e principi, che sono abbastanza simili a
quelli consigliati per l'allenamento dei
più giovani, anche sportivi.
Effetti sulla resistenza.
L'allenamento con i sovraccarichi porta
a una riduzione della percentuale del
singolo impegno muscolare e perciò, come
negli adulti sedentari e allenati, a una
diminuzione del costo energetico.
Effetti sull'equilibrio.
Secondo Orr et al. (2006) carichi
leggeri eseguiti con velocità elevata
aumentano l'equilibrio e sono un potente
sistema di prevenzione di cadute anche
in soggetti non fragili.
Effetti sulla velocità locomotoria.
Da un rewiev sistematico di Baker et al.
(2007) sugli effetti di attività
multimodali (forza, resistenza,
equilibrio e flessibilità) non sembra
sortire effetti particolarmente positivi
sulla velocità locomotoria.
Probabilmente i carichi specifici non
sono sufficienti, per cui gli effetti si
disperdono, e non sono in grado di
sollecitare adeguatamente gli
adattamenti fisiologici specifici,
mentre sono efficaci, invece, nella
prevenzione delle cadute, dove entrano
in gioco una molteplicità di componenti,
comprese quelle percettive e
neuromuscolari.
L'Autore: dott. Renato Manno, dal 1985
al 1998 ha diretto la Divisione attività
didattica della Scuola dello Sport del
Coni; successivamente, nel 1998, ha
diretto da Divisione Studi e
documentazione e il Centro studi della
Fidal e dal 1998 al 2003 è stato
segretario generale della FMSI.
Professore associato e Presidente dei
Corsi di Laurea della Facoltà di Scienze
Motorie dell'Università dell'Aquila dal
2004 al 2006, insegna Teoria e
metodologia del Movimento umano presso
il corso di Laurea di Scienze motorie di
Tor Vergata Roma e Programmazione
dell'allenamento presso la Laurea
specialistica nello sport della Facoltà
di Scienze Motorie dell'Università
dell'Aquila.
E' consulente scientifico e dal 2009
coordinatore del Comitato tecnico
scientifico della FIJLKA.
Dal 2008 è responsabile della formazione
ed eventi dell'Istituto di Medicina e
Scienza dello sport della Coni Servizi,
dove si occupa dei problemi di
metodologia dell'allenamento e della
forza.
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